Leonardo da Vinci in Valsassina: il codice Atlantico alla scoperta delle Prealpi lecchesi

Ritratto miniatura bianco e nero di Ylenia

Scritto da Ylenia Cantello

Frontespizio del libro di Mario Cermenati "Leonardo da Vinci in Valsassina"

Quel foglietto sulla Valsassina nel Codice Atlantico

Leonardo da Vinci (1452-1519) è conosciuto in tutto il mondo per le sue opere artistiche e scientifiche. Ma forse pochi sanno del suo legame con la Valsassina.

E capita che la curiosità per le vicende che hanno caratterizzato la storia della Valsassina porti a seguire un filo, fino ad arrivare ad un libro pubblicato nel 1910 dalla casa editrice L.F. Cogliati di Milano: l'autore è Mario Cermenati e il titolo è "Leonardo da Vinci in Valsassina. Riproduzione e illustrazione critica di un foglio del Codice Atlantico".

 

Già dalle prime righe si rivela un testo interessante: "Se la Valsassina avesse il «libro d'oro» de' suoi visitatori ed ammiratori, il maggior nome che dovrebbe figurare nell'elenco è quello di Leonardo da Vinci, che a tale bellissima porzione delle Prealpi lombarde fece l'onore di una sua visita o, fors'anche, di più escursioni."

 

All'interno del Codice Atlantico, creato da Pompeo Leoni probabilmente intorno al 1587-89 e conservato presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, Cermenati dice che si trova infatti un foglietto di 270x193 mm scritto su entrambe le facciate e incollato sul foglio 214 del "preziosissimo volume" leonardiano. Oggi il foglio è identificato col numero 573 b recto e 573 b verso.

 

L'autore ritiene che la pagina, scritta in buona calligrafia, doveva far parte di un quaderno usato da Leonardo per raccogliere informazione sui luoghi che visitava e studiava, e "forse anche di una specie di guida-itinerario della Lombardia alpestre, o dello Stato milanese, compilata per suo uso, o magari per ordinazione d'uno de' suoi mecenati: o Lodovico il Moro, o Carlo d'Amboise, o Girolamo Melzi, od altri".

Da questa premessa nasce l'ipotesi che Leonardo volesse usare questi suoi appunti a commento di una carta topografia da lui stesso disegnata o "pubblicatasi o da pubblicare a' suoi dì".

Cosa scrive Leonardo da Vinci sulla Valsassina

Leonardo cita tre volte la Valsassina:

  • "Valsasina viene di verso la Italia. Questa è quasi di simile forma e natura; nascievi assai mappello, ecci gran ruine e cadute d'acqua"
  • sulla "valle di Trozzo" dice: "Questa valle produce assai abeti e pini e larici; è dove Ambrogio Fereri fa venire il suo legniame";
  • "In Valsasina infra Vimogne e Introbbio, a man destra, entrando per la via di Lecco, si trova la Trosa, fiume che cade da un sasso altissimo, e cadendo entra sotto terra, e lì finiscie il fiume. 3 miglia più in là si trova li edifici della vena del rame e dello arzento, presso a una terra della Pra Sancto Petro, e vene di ferro, e cose fantastiche. La Grigna è più alta montagna ch'abbian questi paesi, ed è pelata".

 

Cermenati fa notare come Leonardo escludesse dalla Valsassina la valle del Varrone ("Valle di Trozzo") unendola invece alla Valtellina e alle montagne di "Borme" forse perché erano le tre regioni che fornivano il legname per le costruzioni di Milano.

È logico allora domandarsi se, quando e per quale via Leonardo giunse in Valsassina.

Codice Atlantico: recto del manoscritto di Leonardo da Vinci
Recto
Codice Atlantico: verso del manoscritto di Leonardo da Vinci
Verso

Domanda #1: Leonardo è stato davvero in Valsassina?

 

Da come Leonardo ne parla sembra proprio che le osservazioni siano avvenute direttamente come chi "ha realmente viaggiato per quelle località" e ne parla per esperienza personale "e non per semplice sentito dire, per informazione d'altri".

Anche quando Leonardo scrive della "fonte Priniana" (codice Leicester), della Valchiavenna con le sue cascate e le "bone osterie", della Valtellina di cui appunta le spese di viaggio, del lago di Como, del Resegone e delle Grigne dicendo che sono da visitare "nel mese di magio", sembra chiaro che frequentò questi luoghi probabilmente più volte.

Ed è possibile quindi che "passasse dal lago di Como in Valsassina, attraverso il gruppo delle Grigne, e dalla Valsassina in Valtellina, attraverso la val Varrone e la costiera che dal Legnone va al Pizzo dei tre signori".

Domanda #2: quando Leonardo è stato in Valsassina?

 

Difficile rispondere perché Leonardo ha trascorso monti anni in Lombardia (alla corte di Ludovico il Moro fra il 1483 e il 1499, e dal 1506 al 1513 come ospite di Carlo d'Amboise o di Girolamo Melzi) e ci possono essere state numerose occasioni di visitare "le naturali bellezze della Valsassina".

IL PRIMO PERIODO: 1483-1499

Cermenati propende più per il primo periodo perché:

  • nel passaggio del codice Atlantico sulla "valle di Trozzo" si accenna ad Ambrogio Ferreri - "commissario generale degli approvigionamenti e delle opere pubbliche sotto Ludovico il Moro" - che da tale valle "fa venire il suo legname";
  • il codice Leicester, in cui "si parla del lago di Como come di una regione già da qualche tempo visitata", fu compilato dopo "il triennio di vita errabonda, da Leonardo condotta in seguito alla caduta del Moro". 

Le occasioni per trovarsi in Valsassina possono essere state:

 

  • l'ospitalità di Marchesino Stanga ("braccio destro di Lodovico il Moro") nella sua villa di Bellagio - oggi Villa Serbelloni - da cui probabilmente Leonardo osservò il panorama circostante con la cascata del Fiumelatte e la Grigna, e andò a studiare "l'intermittenza della fonte Pliniana" e il "fenomeno analogo del Fiumelatte";
  • i sopralluoghi per studiare il territorio al fine di rendere navigabile il fiume Adda da Lecco a Milano, necessario dopo "l'apertura del canale della Martesana" ad opera di Francesco Sforza nel 1465. Nel 1598 Leonardo "fu nominato ingegnere camerale, e questo ufficio riguardava appunto la cura dei fiumi e dei navigli";
  • il viaggio nel dicembre 1493, dal lago di Como alla Valtellina, della "comitiva che accompagnò Bianca Sforza, destinata e già consacrata sposa a Massimiliano d'Austria" a cui forse Leonardo prese parte;
  • nel 1496 forse al seguito di Lodovico il Moro che si recava a Malz in Tirolo passando per il Lario e fermandosi a villa Stanga a Bellagio;
  • nel 1499 quando forse Leonardo si ritirò sui monti del lago di Como e in Valsassina a seguito dell'avanzata francese per spodestare Lodovico il Moro, prima di rifugiarsi a Venezia.

IL SECONDO PERIODO: 1506-1513

Nel secondo periodo invece le occasioni per visitare la Vasassina potrebbero essere state le seguenti:

  • fra il dicembre 1506 e il maggio 1507, Leonardo fu ospite del mecenate Melzi a Vaprio, da cui probabilmente partì per visitare le montagne fra Lecco e Bergamo;
  • nel 1509 Leonardo terminò gli studi per rendere navigabile l'Adda e migliorare il canale della Martesana e deve quindi aver "soggiornato parecchio tempo a Lecco, facendone come un quartiere generale per le sue escursioni";
  • nel 1511-12 dopo la morte di Carlo d'Amboise, quando Leonardo non ebbe più la sua protezione e a Milano "si stabilì una amministrazione completamente avversa a quanto avevano servito i francesi". In questo periodo forse Leonardo poté dedicarsi alle sue ricerche scientifiche, facendo escursioni nel territorio lecchese e in Valsassina durante le quali "raccoglieva elementi per le sue positive speculazioni sui fenomeni di botanica e di geologia".

 

Cermenati infine ritiene che forse Leonardo prendeva anche informazioni sulla Valsassina da amici e conoscenti valsassinesi residenti a Milano.

In  un altro foglietto del Codice Atlantico (foglio 41 b verso) cita Simone Arrigoni di Baiedo che "ebbe dal re di Francia il dominio della Valsassina" ma fu poi condannato a morte perché voleva comandare liberamente senza giurare fedeltà al re.


Domanda #3: per quale via Leonardo è arrivato in Valsassina?

 

Cermenati ipotizza che Leonardo "abbia seguita - lui alpinista e botanico - la via più alpinistica e più propizia alle erborizzazioni, attraversando, cioè, il gruppo montuoso delle due Grigne" per arrivare quindi in Valsassina.

Leonardo, infatti, indica la Grigna come la montagna più alta della regione lariano-valsassinese e la definisce "pelata" secondo l'uso delle popolazioni del luogo, non menzionando altre vette come il Legnone e il Pizzo dei tre signori, o i monti più elevati sopra Gravedona e Chiavenna. Per Cermenati questa è una prova che "Leonardo, mentre non fu su queste, salì invece sulla Grigna, e , se non sulla punta estrema, certo fino a buona altezza", e la Grigna "gli avrà lasciata l'impressione di essere proprio la più alta ed aspra" vetta fra tutte le circostanti.

 

Inoltre Leonardo parla delle montagne di Mandello dicendo che "à nella sua basa una busa di verso il lago, la quale va sotto 200 scalini e qui d'ogni tempo è diaccio e vento" e questo prova nuovamente la sua presenza sulla Grigna. Infatti la zona presenta sia numerose miniere di piombo, ferro, rame, argento, ma anche molte buche naturali prodotte dalla roccia dolomitica della montagna.

 

Cermenati avanza alcune ipotesi, che si escludono a vicenda, sulla buca descritta da Leonardo:

 

Allora quale strada prese Leonardo per giungere in Valsassina?

 

Un'ipotesi può essere la seguente: "salì da Mandello (ivi arrivando forse in barca da Bellagio) per la Val Meria ed il valloncello di Prada, alla bocchetta di questo nome, a settentrione della vetta della Grigna maggiore; da qui, con breve cammino, fece una punta alla ghiacciaia e forse salì alla vetta; poscia discese per la valle dei Molini in Valsassina, al villaggio di Prato San Pietro".

È interessante notare come Leonardo citi solo località della Valsassina centrale (Mandello, Prato San Pietro, Vimogno e Introbio) escludendo i paesi che si trovano verso Lecco o Bellano (di cui infatti non parla dell'impressionante Orrido).

 

La strada scelta per il ritorno può essere stata la stessa dell'andata, o forse una variante che scende comunque a Mandello: bocchetta di Releccio, passo della Bassa, buco di Grigna.

 

Un'altra ipotesi riguarda gli accenni di Leonardo alla valle del Varrone, considerata parte della Valtellina: dopo aver valicato la Grigna forse passò in Valvarrone per uscire verso Dervio o entrare la Valtellina passando per la bocchetta di Trona o di Varrone verso la val Gerola.

 

Oggi chi vuole provare a ripercorrere la via seguita da Leonardo, proveniendo dal lago di Como, può prendere il Sentiero del Viandante  e, attraverso il passo del Cainallo e i sentieri n. 25 e n. 39, giungere in Valsassina a Prato San Pietro.

Leonardo naturalista: geologia, miniere, foreste e fauna

 

Il fascino della Valsassina deve aver colpito molto l'anima di Leonardo che vi riconosce un luogo di "cose fantastiche". La geologia di queste montagne formate da calcari, dolomie, marne e arenarie, la ricchezza di metalli (argento, rame, ferro) che vi si trovano, la flora e la fauna non passarono inosservate.

Cermenati pone l'accento sulle rinomate galene argentifere (Cortabbio, Falpiano, Canale del Ceppo, Pendaglio), studiate anche dal celebre senese Vannoccio Biringucci nel Cinquecento, e sulle miniere di ferro che valse alla Valsassina il titolo di "terra classica del ferro".

 

Ricorda le specie vegetali e che "in quelle grandiose foreste alloggiavano orsi, lupi, linci, cinghiali, e cercavano ospitalità invernale stambecchi e camosci".

 

Ma già Leonardo notava come il taglio delle foreste per ricavarne legname "finì per assottigliarle sempre più, sino alla quasi totale loro distruzione".

La spiegazione di alcuni passaggi del manoscritto di Leonardo

 

#1

"Valsasina viene di verso la Italia" può essere spiegata in due modi:

  • nel senso che apparteneva all'Italia e non alle vicine regioni svizzere;
  • nelle carte topografiche del Cinquecento, il corso del torrente Pioverna che attraversa la Valsassina è raffigurato in direzione nord-sud, invertito rispetto al reale andamento, come se andasse "verso" l'Italia.

 

#2

Anche la frase "cade da uno sasso altissimo, e cadendo entra sotto terra e lì finiscie il fiume" relativa alla cascata della Troggia può avere due spiegazioni:

  • un fenomeno tellurico che ha modificato il corso del torrente, ma di cui non è rimasta nessuna traccia scritta. Cermenati sottolinea che "specie nella zona calcareo-dolomitica del gruppo delle Grigne, abbondano le caverne e i corsi d'acqua endogeni" e che qualche torrente possa "trovare smaltimento in sotterranee fessure" o "occultare per un certo tratto il suo corso", ma non ce ne sono giunte notizie;
  • la scomparsa del fiume va intesa in senso metaforico, in quanto la nube che si forma attorno alla cascata non permette di vedere dove il fiume vada a finire e dà l'impressione che "si sprofondi nel sottosuolo", come anche altri autori hanno fatto notare.

 

#3

Cos'è il "mappello" indicato da Leonardo?

È il nome volgare della pianta Aconitum napellus (napello) che cresce in abbondanza in Valsassina, e di sicuro Leonardo ebbe modo di osservarla durante le sue escursioni.

Viene citata come prima pianta da Ulisse Aldrovandi nel manoscritto del 1571 "Catalogus plantarum quae nascuntur in montibus Bergomensibus", estendendo la Valsassina ai vicini monti bergamaschi, e dal Comolli e altri autori nell'Ottocento.

 

Cermenati spiega che la pianta veniva usata come veleno per animali e, in passato, per preparare le punte di freccia, ma anche all'inizio del XX secolo si utilizzava in farmacopea tanto da fargli dire che non "sarà poi da meravigliarsi, continuandosi a questo modo, se la specie vegetale finirà per iscomparire da quelle valli, dal momento che ne svellono tanti e tanti quintali di individui interi ad ogni stagione".

Leonardo da Vinci e gli escursionisti del XXI secolo

 

Le "cose fantastiche" che vide Leonardo sono ancora lì per essere vissute dagli amanti della montagna oggi. Abeti, pini e larici della Valvarrone, la cascata della Troggia, il napello e le rocce della Grigna aspettano chiunque voglia andarli a trovare, magari ripercorrendo il probabile itinerario compiuto da Leonardo.

Leggendo il libro di Mario Cermenati si vorrebbe sapere di più e le circa ciquanta pagine non bastano a soddisfare tutte le domande che riguardano Leonardo e le Prealpi lombarde. Ma sono uno stimolo per visitare la Valsassina e le valli vicine lasciandosi ispirare dalla figura di Leonardo e guidare dalla curiosità che spinge l'essere umano a conoscere ciò che lo circonda per rivelare il legame profondo che ognuno ha con la natura. E Leonardo insegna che proprio dalla natura nasce ogni arte e ogni scienza.

In Valsassina lo sguardo attento e stupito di Leonardo di fronte alla bellezza accompagna chiunque percorre queste montagne con cuore aperto.

Foto realizzata da Delphicaphoto sull'Alpe Campione con fiori viola di napello
Alpe Campione ad agosto con fioriture viola di napello

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